venerdì 10 novembre 2017

Per Bacco! Storie di vino, donne e politica

San Martino si avvicina. Le feste a tema sono iniziate da un po’: festa dell’uva, della vendemmia, del vino, del rosso, del bianco, etc. etc. 
Per queste occasioni si rispolvera spesso il buon vecchio Dioniso-Bacco, archetipo delle tradizioni enologiche. E che ci fa fare un figurone quando si tratta di unire vino e divino con un tocco di cultura...
Ma Dioniso è molto altro. Non soltanto dio pagano del pantheon, greco prima e romano dopo, e ‘scopritore/donatore del vino’: Dioniso è soprattutto simbolo di pienezza vitale, di una dimensione inebriante e liberatoria che conduce oltre il quotidiano. 
Vaso 'Borghese', Musée du Louvre, fine del I sec. a.C.,
particolare: Dioniso e Arianna
Ph.cred.: commons.wikimedia.org



L’associazione di Dioniso ad una vita fatta di piaceri, lusso e dissolutezza è certamente nota. Forse meno nota è l’ambientazione originaria, per così dire, di questa idea, e cioè l’Oriente. E ancora meno conosciuto è l’utilizzo che di queste immagini mitiche ne fece qualche leader di Roma per costruire una personale propaganda politica.

Il mito come strumento del consenso

Facciamo un salto temporale in uno dei tanti periodi turbolenti della vita dell’Urbe. Era il tempo della guerra civile tra Marco Antonio e Ottaviano, il futuro Augusto. Tra le ‘armi’ di questo scontro vi fu un sapiente utilizzo delle immagini, un vero e proprio piano di visual communication. Il linguaggio visivo, come abbiamo più volte raccontato, era parte integrante della società antica. Le immagini, rappresentate su pietra, ceramica, metallo o altro, accompagnavano la vita quotidiana delle donne e degli uomini contemporanei. 
Protagonisti indiscussi di questi racconti per immagini, almeno per certe fasi storiche, erano i personaggi mitologici. Il mito fu quindi utilizzato come strumento per creare il consenso politico, fino ad ispirare veri e propri stili di vita. Così accadde per Antonio e Ottaviano, leader indiscussi in quegli ultimi anni della Repubblica. 
Per i due ‘scesero in campo’ Dioniso-Bacco, da una parte, e Apollo dall’altra. E indovinate chi si presentò come il ‘nuovo Dioniso’? 

Erano stati ed erano anni di profonda crisi politica sfociata nell’anarchia e nelle guerre civili. La percezione generale era di una grande miseria, materiale e umana. L’attesa di un salvatore diventava spasmodica. Ed ecco che le figure del mito greco apparirono ai leader in lotta come ideali strumenti per proporsi, ciascuno, come il garante di una ‘nuova età felice’

Antonio: la scelta della passione

Fin dal 42 a.C., al tempo del suo arrivo in Asia come triumviro, Antonio aveva scelto di identificarsi con Dioniso: il suo carattere appassionato, l’amore per il vino e le feste orgiastiche, le storie d’amore spettacolari lo portarono naturalmente a questa scelta, come ha scritto il grande archeologo Paul Zanker. 
Marco Antonio e Ottavia, cistoforo d'argento, zecca provinciale, 39 a.C.
Ph. credit: cngcoins.com

Osserviamo questa moneta, detta ‘cistoforo’. La testa di Antonio, coronata di edera (attributo dionisiaco), è accollata a quella della moglie Ottavia (sorella di Ottaviano). Sull’altro lato, la figura di Dioniso, con kantharos e tirso in mano, appare stante su una cista mistica (da qui il nome della moneta), affiancata da serpenti. Insomma, il riferimento al dio è inequivocabile. E l’ipocrisia del politico e dell’uomo c’è tutta nella celebrazione di Ottavia, che Antonio aveva già abbondantemente tradito con Cleopatra
Cleopatra VII e Marco Antonio, tetradrammo d'argento, Antiochia ad Orontem (Siria), 36 a.C. ca
Ph.credit: acsearch.info

Ma la regina d'Egitto non mancò di accostare il proprio ritratto a quello di Antonio su altre monete battute in Siria. Le loro fisionomie sono pressoché identiche, e certamente non per uno scherzo dell'incisore: il messaggio è chiaro, come pure il mantenimento di una posizione 'dominante' di Cleopatra, che appare al diritto della moneta, cioè sul lato 'principale'.
Presto, nel palazzo di Cleopatra, lo stile di vita del cittadino romano Antonio si uniformò in tutto al suo ispiratore, Dioniso, e ai costumi locali.


Ottaviano e l'ordine ripristinato

Questo era davvero troppo per Roma, ben più disponibile ad accettare un dio composto e morigerato come Apollo. E naturalmente ad accettare il favorito di Apollo, Ottaviano. 
La scelta ideologica compiuta dal futuro Augusto era quasi scontata: era stato un membro della gens Iulia a costruire il primo tempio romano dedicato ad Apollo ed era stato Cesare che aveva ridato nuovo vigore ai giochi in onore dei dio (i ludi Apollinares). Ma soprattutto la casa di Ottaviano comunicava, mediante una rampa, addirittura col tempio di Apollo sul Palatino. Insomma, ‘abitava presso il dio’.

Sappiamo tutti come andò a finire nel 31 a.C. 
Fu il trionfo di Apollo, il dio dell’ordine ripristinato e della legalità,  che diventò presto, nella propaganda augustea, il dio cantore della pace restaurata e della conciliazione. 
Ottaviano Augusto, denario d'argento, Lugdunum, 15 a.C. (Testa di Augusto / Apollo)
Ph.credit: acsearch.info

Ottaviano, fatti fuori tutti gli avversari, era il nuovo signore di Roma. Proprio lui, il favorito di Apollo, pronto a farsi sovvertitore dell’antica repubblica. Ma con molta più astuzia e sagacia politica dell’irruente Antonio… 
Questione di stile, of course.


Per saperne di più...
Paul Zanker, Augusto e il potere delle immagini, Torino 1989 (München 1987)

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