lunedì 2 gennaio 2017

Una dea per la Sicilia: grano, politica e altre storie

1. Statua in marmo, 410 a.C. ca, da Morgantina
(Aidone, Museo Archeologico)
Ph. credit: wikipedia
Come ti identifico il soggetto...
Prendiamo il caso della cosiddetta Dea di Morgantina, uno dei migliori originali della statuaria greca di età classica (1). Restituita nel 2011 dal Getty Museum insieme ad altri tesori trafugati da Morgantina (Enna), la statua ha posto un dilemma sostanziale: chi è costei? Afrodite o Demetra?

I dati derivati dal contesto archeologico di provenienza e dall’analisi stilistica non hanno fugato i dubbi. L’incertezza è dovuta soprattutto all’assenza di attributi che possano aiutare l’identificazione della figura femminile. 

Osserviamo un altro soggetto, presente su un supporto del tutto diverso per tipologia e dimensioni: la moneta.

2. Siracusa, tetradrammo d’argento (D/), 413-409 a.C.
Ph. credit: acsearch.info

Un piccolo tondello di metallo di 2,8 cm mostra una figura femminile alla guida di una quadriga al galoppo (2): in mano regge una fiaccola e in esergo (in basso) appare una spiga
Dettagli che non lasciano dubbi. 
La fiaccola illumina il cammino di Demetra in cerca della figlia Persephone, rapita da Ade. La spiga è simbolo per eccellenza della stessa Demetra, la dea della cerealicoltura. Si tratta dunque di colei che insegnando agli uomini la coltivazione dei cereali li ha sottratti alla barbarie e li ha resi partecipi di una civiltà fondata sulle leggi.

Attributi e simboli consentono quindi una caratterizzazione più o meno immediata dei soggetti rappresentati sulla moneta. E questo perché sul piccolo tondello di metallo l’immagine deve essere necessariamente sintetica e, al tempo stesso, significativa, ‘parlante’ agli occhi del fruitore, come abbiamo già raccontato altrove.
E torniamo alla nostra dea. 
Demetra, la ‘dea-madre’, ebbe in Sicilia uno dei suoi centri di culto principali. Lo ricorda anche Diodoro Siculo, uno che conosceva bene la terra di cui parlava: 
La Sicilia sacra a Demetra e Core perché le dee avevano fatto la prima comparsa nell’isola ed essa per prima aveva prodotto il grano" (5.2.1 ss.) 
Un fil rouge che lega Demetra, la Sicilia e la coltura del grano, documentato anche dai dati archeologici soprattutto nell’area di Gela, Agrigento, Siracusa e nell’altopiano centrale dell’isola. Quel grano che avrebbe fatto della Sicilia “…nutricem plebis Romanae…” per dirla con le parole di Catone il Censore (Cicerone, Verrine, II,2,5). 
3. Henna, litra d'argento, 450 o fine V sec. a.C.
Ph. credit: acsearch.info

Proprio da Enna proviene quella che è stata considerata la più antica rappresentazione di Demetra sulla moneta greca. J.K. Jenkins datava infatti le piccole litre d’argento ennesi intorno al 450/440 a.C. circa. Su un tondello di metallo non più grande di un centimetro, la dea è rappresentata, sul diritto (lato A), alla guida di una quadriga con tre spighe nella mano destra e nella sinistra le redini, mentre al rovescio appare stante con una fiaccola in mano accanto ad un altare (3)
4. Segesta, tetradrammo d'argento, fine V sec. a.C.
Ph. credit: Caccamo Caltabiano 2008, tav. I.2

Il confronto fra l’iconografia della Demetra ennese e un’immagine simile presente su tetradrammi di Segesta (4), insieme ad altre considerazioni, ha consentito a M. Caccamo Caltabiano di spostare la cronologia delle monetine ennesi fino agli ultimi anni del V sec. a.C., anni densi di avvenimenti di vitale importanza per la Sicilia.



Diamo un'occhiata ora ad altre monete. Un riferimento 'demetriaco' compare a Selinunte con la spiga in esergo abbinata alla Nike alla guida della quadriga (5). Demetra come auriga è documentata a Siracusa con la fiaccola nella mano destra, come abbiamo visto (2). Tutte emissioni, queste, che si datano in un momento ben preciso, subito dopo il 413 a.C. e non oltre la fine del V sec. a.C. 
5. Selinunte, tetradrammo d'argento, fine V sec. a.C.
Ph.credit: acsearch.info
In questi anni, la dea sembra proprio un soggetto ‘di moda’ sulle monete della Sicilia. 
Sempre a Siracusa compare la testa femminile, con i capelli raccolti, gli orecchini e la collana con pendente; intorno, i tradizionali quattro delfini delle teste femminili siracusane (solitamente identificate con la ninfa Arethusa, ma su questo andrebbe fatto un altro post…). Su queste monete la testina presenta una corona arricchita da una spiga, da una testa di papavero e da una foglia di quercia (6).
6. Siracusa, tetradrammo d'argento (R/) e part., 413-409 a.C.
Ph. credit: Caccamo Caltabiano 2008, tav. I.10
La testa di Demetra compare anche ad Enna, abbinata, al rovescio, ancora alla stessa dea accanto all’altare (7).
7. Henna, litra d'argento, fine V sec. a.C.
Ph.credit: coinarchives.com

Come si spiega, allora, la comparsa, anzi il vero e proprio boom dell’immagine di Demetra sulla moneta siciliana proprio in questi anni? 
Allarghiamo il nostro focus agli eventi storici di quel tempo.

È, questa, un’epoca segnata dalla leadership del siracusano Ermocrate, promotore di un progetto di ‘pansicilianesimo’, ricordato più volte dallo storico Tucidide. 
Ermocrate, fin dal 424 a.C., aveva teorizzato una unione dei Siciliani per molti aspetti rivoluzionaria. Per fronteggiare il nemico del tempo, la potente Atene, proponeva l’idea di mettere insieme popolazioni di etnie differenti: Sicelioti, Siculi, Sicani, Elimi e perfino Cartaginesi. 
Infine, gli Ateniesi attaccarono la Sicilia, ma nella battaglia navale dinanzi alla città siracusana, nel 413 a.C. furono battuti dai Siracusani e dai loro alleati. 
Ma non era ancora finita: Ermocrate si preparò a sferrare l’attacco nel Mediterraneo orientale (413-409 a.C.), al fianco di Spartani e Persiani, impegnati a quel tempo contro Atene nella famosa Guerra del Peloponneso.

Cosa c’entrano allora la moneta e Demetra in tutto questo? C’entrano eccome. 
Intanto, Siracusa e le altre città siciliane dovettero sostenere uno sforzo finanziario enorme per affrontare la spedizione in Oriente e questo determinò la coniazione di serie in argento e in oro molto importanti (ci ritorneremo prossimamente). Inoltre, la fortuna di Demetra, la dea riconosciuta dal poeta Bacchilide come ‘la signora della Sicilia’, si spiega proprio nell’ottica di questa unione di Siciliani contro il nemico comune: Demetra era la dea ‘pansiciliana’, in nome della quale si superavano divergenze e conflitti interni dinanzi al pericolo supremo. 
Insomma, vera e propria propaganda politica. 

Ancora una volta, il nostro sguardo dai piccoli tondelli di metallo si è spostato fino ad un orizzonte molto più ampio, una dimensione spazio-temporale in cui si muovono i protagonisti della Storia. 
Analizzare le iconografie presenti sulla moneta non è un fatto di semplice curiosità verso rappresentazioni così piccole. 
Significa andare al cuore dell’ideologia e della propaganda di Stato. 
E le storie che ci raccontano le monete - documenti ufficiali – sono tessere (tra le più importanti) che compongono la grande Storia.

Per saperne di più...
- M. Caccamo Caltabiano 2008, Il 'ruolo' di Demetra nel documento monetale greco, in C.A. Di Stefano (a cura di), "Demetra. La divinità, i santuari, il culto, la leggenda",  Atti del I Congresso internazionale (Enna, 1-4 luglio 2004), Pisa-Roma, 123-134.
- C. Marconi 2011, L’identificazione della ‘Dea’di Morgantina, Prospettiva nn. 141-142 (Gennaio-Aprile), 2-31.


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