venerdì 3 giugno 2016

Storie di cavalieri

Ogni immagine è un percorso, una storia
Le immagini seguono percorsi tortuosi attraverso i secoli. Per ogni iconografia, almeno nei suoi tratti essenziali, possiamo ricostruire una storia, prodotta dall’accumulo di strati di varianti e significati, anche millenaria. 
Come? Con un ‘saggio di scavo’ da veri archeologi dell’immaginario! 
Possiamo così recuperare ‘campioni’ di significato, cioè elementi utili e affidabili per avanzare un’interpretazione del soggetto.
La storia che seguiremo adesso prende spunto da una rappresentazione ben nota al repertorio iconografico cristiano: San Giorgio, a cavallo, uccide il drago; la sua lancia trafigge il mostro, simbolo del Male.
Icona russa con San Giorgio e il Drago, tardo XIV sec. - San Pietroburgo, Museo Russo
 (iconainarte.it/icone)

L’iconografia - qui riprodotta in una delle tante icone russe dedicate al Santo - non è certo un’invenzione del tempo.
Per rintracciare le origini dello schema iconografico, perlomeno nei suoi tratti essenziali (schema-base: figura maschile a cavallo con lancia, preda/vittima in basso), seguiamo a ritroso la linea del tempo.

E il nostro viaggio ci conduce nella Mesopotamia settentrionale (Iraq), a Ninive: il potente re Assurbanipal è immortalato in una scena di caccia al leone. Il cavaliere trafigge l’animale con la lunga lancia. 
Rilievo da Ninive con Assurbanipal che caccia il leone, 645-635 a.C. - Londra, British Museum
(badassoftheweek.com)

Non è però soltanto una scena di caccia. È una vera e propria celebrazione del valore del sovrano: il coraggio di affrontare il leone, animale anch’esso ‘sovrano’, lo rende degno di governare, lo rende re. 
Con un bel salto cronologico giungiamo all’ambito greco. 
Il cavaliere in atto di colpire la sua preda appare nel piccolo spazio della moneta, un tetradrammo del re Patraos di Peonia (Grecia settentrionale). Ma stavolta la ‘preda’ è diversa: è il nemico atterrato e vinto (sulla cui nazionalità si è molto discusso). 
Tetradrammo d'argento di Patraos (Peonia), 340-315 a.C.: Testa maschile laureata / Cavaliere abbatte nemico
(coinarchives.com)

L’azione vittoriosa del cavaliere esprime ancora l’areté, la virtù del leader. 
E questo è evidente anche da altri documenti, non a caso di età ellenistica, l’epoca delle potenti monarchie. Ecco un cavaliere che abbatte il nemico nel fregio di un famoso sarcofago da Sidone della fine del IV secolo a.C.  
Sarcofago cosiddetto 'di Alessandro', fine IV sec. a.C.- Instanbul, Museo Archeologico
(historytoday.com)

È soprattutto la Roma imperiale che riprende l’iconografia del cavaliere che sconfigge l’avversario: è il trionfo dell’azione militare, delle tante guerre di conquista prima e di difesa dell’Impero, più tardi. 
La moneta, straordinario medium di comunicazione, adotta questo schema iconico per ribadire la virtus dell’Imperatore di turno. Sul tondello monetale l’immagine, il cosiddetto tipo, è unita al testo (legenda). 

Sesterzio in oricalco di Traiano, 105 d.C.: Busto laureato di Traiano / Cavaliere attacca nemico
(acsearch.info/search.html?id=1581278)

La propaganda imperiale del tempo di Traiano, per esempio, celebra così l’Optimus Princeps, vittorioso sui nemici Daci nelle grandi spedizioni di conquista della Dacia, immortalate soprattutto nella Colonna Traiana.
Più tardi, è - tra gli altri - Costantino II Cesare ad essere protagonista della scena di sopraffazione del nemico, atterrato e vinto dalla Virtus Caesaris, cioè dal valore dell’erede designato, come proclamato dalla scritta.  
Solido aureo di Costantino II Cesare, 324-325 d.C.: Busto di Costantino II / Cavaliere attaca nemico; in basso, un altro soldato abbattuto
(acsearch.info) 

Dalla preda per eccellenza, il leone, fino al guerriero/barbaro, e più tardi, al monstrum: il nobile cavaliere – nobile per stirpe e soprattutto per virtù superiori – lotta contro un avversario temibile. D’altra parte, più è grande la minaccia, più forte e coraggioso risulta il vincitore!
Nel corso del tempo, l’iconografia mantiene la sua radice di significato, ma via via, con il fluire della storia, le soluzioni figurative e semantiche si adattano alle diverse esigenze celebrative.

Questo è soltanto un piccolo ‘saggio’ all’interno di una storia iconografica secolare. È sufficiente comunque per chiarire che mettere ‘in fila’ documenti di epoche e culture lontane non è una operazione azzardata e scientificamente scorretta. Aiuta invece a cogliere momenti di ‘continuità/discontinuità’ nel mantenimento o meno del significato (per citare Fritz Saxl) che sono essenziali per giungere all'interpretazione dell'icona. 
E voi che ne pensate?       


Per saperne di più:
- Caccamo Caltabiano M. 2007, Il significato delle immagini. Codice e immaginario della moneta antica, Reggio Calabria (Semata e Signa 4).
- Saxl F. 1982, La storia delle immagini, Roma-Bari (trad.it.)



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