venerdì 22 aprile 2016

Himera, Hyele e le altre... La Città è donna!

Per la serie: #pubblicitànonocculta...


Chi sono le 'Ninfe eponime di Città'?
Una definizione ‘non facile’ per indicare le personificazioni delle antiche città greche. Ebbene sì: i Greci (ma poi anche i Romani) davano sembianze umane anche a entità astratte (Eros, Homonoia/Concordia, Pistis/Fides…)  o concrete come, appunto, la polis, la città che, d’altra parte, è… di genere femminile!

Ma perché lo Stato fa imprimere queste figure sulla moneta, il suo documento ufficiale (una specie di ‘biglietto da visita’…)? 
Semplice volontà di auto-rappresentazione? 
E in che modo si rappresenta?


L’indagine da me condotta sulle monete greche (fine del VI sec. a.C. - 31 a.C.) ha messo a fuoco complesse motivazioni storico-culturali che determinarono la selezione di queste immagini monetali da parte dell’autorità emittente.

Grazie all'applicazione del metodo LIN (Lexicon Iconographicum Numismaticae, di cui riparleremo) è stato ricostruito il codice iconico comune alle figure classificabili entro la categoria tipologica delle ‘Ninfe’ eponime. Questi soggetti sono riconoscibili innanzitutto dal nome, l’iscrizione (legenda) che accompagna ciascuno di essi: ad esempio, IMERA (Himera) oppure YELE (Velia). 
Didrammo d'argento di Hyele, 400-365 a.C.: D/ leone e civetta. R/ testa di Hyele con tralcio di vite-YELE
(http://www.wildwinds.com)/

Sono davvero numerose le iconografie utilizzate per questi soggetti: la ‘Ninfa’ può apparire con la sola testa oppure a figura intera seduta (su seggio, anfora, cippo, roccia), stante (anche su carro), in movimento, accovacciata etc. 
In più, ciascuna di esse è caratterizzata da attributi (come lo specchio tenuto in mano) e/o da simboli visibili accanto alla figura (ad esempio, un tralcio di vite con grappolo).
Interessante è la distribuzione spazio-temporale di questi soggetti che si addensano soprattutto in Sicilia e Magna Grecia tra V e IV sec. a.C., con interessanti ricorrenze anche in Tessaglia (Grecia settentrionale).

La personificazione di città nasce, quindi, in ambiti territoriali coloniali d’Occidente, dominati da regimi politici ‘forti’: l’esigenza è quella di legittimare tali poteri e ciò avviene secondo un trend ideologico molto antico e destinato a grande successo anche nei secoli successivi. 
Si tratta del concetto dell'investitura del tiranno da parte della dea cittadina, come già avevano fatto le grandi dee orientali, regine e spose, che trasmettevano il potere al Leader.

Le ‘Ninfe eponime’ possono essere rappresentate anche con l'elmo e armate: si tratta pur sempre di dee in grado di difendere e governare il loro territorio!

Nel corso del V e del IV sec. a.C., in tempi 'democratici', le dee-personificazioni assumono una funzione specifica. 
La ‘ninfa’, ornata da gioielli e da elaborate acconciature, diviene ‘modello’ di grazia e bellezza, requisiti funzionali alle nozze! 
Non è un banale fatto estetico, ma la ‘bella fanciulla’ presente sulla moneta è emblema figurativo di un sistema sociale precostituito, all’interno del quale il ruolo della donna è quello di sposa (nymphe) legittima e madre di futuri cittadini.  
Ricordiamoci dell'importanza dei 'riti di passaggio' nelle società antiche. Il matrimonio era una di queste tappe fondamentali.


Insomma, le ‘ninfe eponime’ erano soggetti rilevanti nell’immaginario del tempo e, tra l’altro, condividevano ruoli e funzioni con alcune dee principali, prima fra tutte Afrodite, signora dell’eros ma anche della guerra.

Le immagini raccontavano, lo facevano in tanti modi, utilizzando figure, attributi e simboli e, come nel caso della moneta, anche il testo. 
Decodificare i ‘tipi’ monetali, attentamente selezionati dall'autorità antica, ci aiuta ad entrare nel cuore della ‘strategia comunicativa’ pianificata, in un modo o nell’altro, dallo Stato...


#CoinAsTweet!

Grazia Salamone, ‘Una’ e ‘molteplice’: la Ninfa eponima di città. Iconografie monetali e semantica, Reggio Calabria 2013, 2 ed. 
(Semata e Signa 6), Falzea editore



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