martedì 29 marzo 2016

Un grande storyteller: Augusto!

Si sa, Ottaviano Augusto era uno davvero tosto. Non a caso fondò un Impero, mica robetta da poco. 
E, da grande politico qual era, capì fino in fondo quanto fosse importante comunicare per creare il consensus sociale e una solida base politica. Il suo era stato un compromesso storico senza uguali tra istituzioni repubblicane e autorità personale. E questa ‘rivoluzione’ ebbe risvolti molti marcati anche in senso culturale, come ci ha ben insegnato Paul Zanker col suo ormai mitico saggio Augusto e il potere delle immagini.


Gemma Augustea, cammeo in onice, 10 d.C.
(Kunsthistorisches Museum, Vienna)


Osserviamo la Gemma Augustea
Si tratta di un cammeo di onice bianco (23×19×1 cm), del 10 d.C. o poco dopo, su cui Dioscuride, il grande incisore che lavorò più volte per Augusto, raccontò la fondazione dell’impero. 
E come i migliori esempi di comunicazione efficace, fu utilizzato un codice sintetico e, al tempo stesso, denso di significato.

In alto, nel registro superiore, Augusto siede in trono, seminudo, l’aquila sotto il seggio: non vi sono dubbi, il principe è un novello Giove! 
Appare Tiberio, il futuro principe, che sta scendendo da un carro guidato dalla Vittoria. E compare anche Germanico, in armi, pronto per una nuova impresa militare. 
Intorno è tutto un proliferare di divinità e personificazioni: Roma, Italia, Oceano, Ecumene in atto di incoronare lo stesso Augusto. 
Insomma, la celebrazione del principe assume una vera e propria dimensione cosmica. Lui col suo ruolo ormai ‘statico’, di chi ha combattuto e ha conquistato il potere; l’erede ancora attivo, eroe in azione e quindi degno successore.

Nel registro inferiore, la rappresentazione diviene vera e propria narrazione (come ho già scritto altrove). 
Due figure trascinano un uomo e una donna, vinti e umiliati. Un’altra donna siede per terra con le mani portate al volto, accanto ad un prigioniero legato, mentre un soldato alle loro spalle innalza un trofeo, simbolo assoluto di trionfo militare.

Al di là dell’evocazione di precisi eventi storici (forse la vittoria di Tiberio sugli Illiri, 9 d.C.), il significato programmatico della Gemma è evidente: la vittoria militare e le capacità del Princeps e dei suoi generali sono presupposto e, al tempo stesso, conseguenza dell’ordine augusteo, la cui eternità è garantita da una discendenza forte ed eroica.

Non vi sembra uno straordinario esempio di storytelling?

Tra l’altro, la portata storica della ‘visual communication’ (passatemi la definizione…) di Augusto non è racchiusa soltanto tra i paletti temporali della sua epoca. 
È un codice che influenzerà profondamente la mentalità generale e tramanderà nel tempo i simboli figurativi del mito imperiale
Ben al di là dell’età antica.

Ne vogliamo riparlare? 

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