martedì 28 febbraio 2017

Dettagli fashion e dintorni...

Migliaia di immagini sono intorno a noi e sotto i nostri occhi. 
Ma quanti dettagli notiamo? 
Siamo ancora in grado di decodificare il particolare di un’immagine, specie se antica?

Prendiamo il caso della figura femminile caratterizzata da un attributo ben preciso: la cuffia che raccoglie e trattiene la capigliatura, detta sakkos o kekryphalos, a seconda che la stoffa fosse comune o pregiata. 
Dracma d'argento di Cnido, 500 a.C. circa (D/ Testa di leone)



Statua in marmo di dea da Taranto, 460 a.C. circa 
(Berlino, Pergamon Museum), partic.
Cosa ci racconta questo dettaglio? 
Non è un banale fazzoletto ripiegato e messo lì ad ornare la figura. Come tutti gli attributi e i simboli utilizzati nell’immaginario antico (in questo caso greco), è indicativo di uno status ben preciso: la cuffia era utilizzata dalle ragazze non sposate che, al momento del matrimonio, la deponevano e talvolta la dedicavano ad una divinità. 

Soprattutto una dea porta questa cuffia: Afrodite, protettrice delle giovani spose e 'tutor' del passaggio alla vita coniugale. Col sakkos che trattiene la chioma Afrodite è rappresentata su una dracma di Cnido del 500 a.C. circa oppure nella famosa statua di dea seduta da Taranto (interpretata anche come Persefone, un'altra dea 'giovane').

Ci sono comunque altri soggetti che condividono tratti figurativi e semantici propri di Afrodite. 



Osservate Phalanna. Phalanna è il nome di una città greca della Tessaglia ed è anche il nome del soggetto rappresentato sulle monete di IV sec. a.C. della stessa zecca: e cioè la personificazione femminile della polis omonima (la città è donna!).


Obolo d'argento di Phalanna, inizi IV sec. a.C.
La figura fa parte di quella categoria delle ‘ninfe eponime’ cui abbiamo più volte accennato (come in un questo post). 
La testina porta la stessa cuffia di Afrodite, una ‘moda’ legata alle funzioni di questo soggetto, ninfa-sposa e dea garante della prosperità e della continuità della polis
D’altra parte, anche Phalanna, come molte altre ‘ninfe’ eponime, è adornata da collana e orecchini, che ne enfatizzano il potere seduttivo. 
E sull'altro lato della moneta, è accompagnata dalla testa di un giovane dio. Si tratta di una coppia! 

I dettagli figurativi erano significativi, ‘parlanti’ agli occhi del fruitore e funzionali ad una vera e propria 'narrazione'.
Ciò è vero a maggior ragione nel caso delle iconografie monetali, dove lo spazio ristretto del tondello obbligava a sintetizzare l’immagine, che doveva comunque mantenere intatto il suo potenziale comunicativo.

Magari la prossima volta che andremo al museo, faremo più attenzione a queste antiche ragazze e ai loro dettagli 'fashion'…

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