lunedì 6 maggio 2019

Sirena, sirenetta o cosa?

A cosa pensi quando dico ‘Sirena’? 
Forse alla statua della Sirenetta, simbolo di Copenaghen? Oppure alla famosa Ariel del cartoon ispirato all'omonima fiaba di Andersen
Qualcuno magari ricorderà il film “Splash. Una sirena a Manhattan (1984) diretto da Ron Howard, con Daryl Hannah. Se poi hai una figlia o un figlio sotto i 12 anni non puoi non conoscere “Zig e Sharko”, la serie francese di cartoon che ha per protagonista la capricciosa e ingenua sirenetta Marina.
Scultura in bronzo, 1913, Copenaghen
Ph.: wikipedia


Una cosa è certa: nel nostro immaginario la sirena è una creatura metà donna e metà pesce, che sguazza nelle profondità dei mari, riemerge per interagire in vario modo con gli umani e, senza dubbio, è un’ammaliatrice più o meno inconsapevole.
Ma è sempre stata così? 

Già il termine ‘sirena’ (in greco Seirên), secondo alcuni linguisti, alluderebbe ad un ammaliamento (dal semitico sir, incantamento, canto magico).
Se poi il riferimento alle sirenette ti ha fatto pensare a qualcosa di più lontano nel tempo, magari richiamando un ricordo di letture scolastiche (e non), sicuramente ti sarà venuto in mente un personaggio ben preciso: il povero Ulisse che tenta di resistere al canto mortale delle Sirene. 
Nell’Odissea (XII, 39-54, 158-200) l’eroe, grazie ai suggerimenti della maga Circe, nel suo lungo errare per mare affronta l’incontro con le pericolose creature, per così dire, ‘attrezzato’. 
Infatti, prima fa tappare le orecchie ai compagni con della cera, mentre lui – il solito ardito - desideroso di ascoltare il famoso canto si fa legare all’albero della nave. Riuscirà così a superare indenne il mortale pericolo delle creature ingannatrici che incantano e trascinano alla morte i naviganti, dimentichi di sposa e patria. 
Omero non descrive l’aspetto delle Sirene, probabilmente perché già noto al suo pubblico da miti più antichi, forse riconducibili a quello degli Argonauti.


Dinos attico a figure nere, 580-570 a.C. ca, particolare - Londra, British Museum
Ph.: theoi.com

Anche noi comunque conosciamo come gli antichi Greci immaginavano le sirene, grazie soprattutto alle raffigurazioni sui vasi. 
A partire dall’VIII sec. a.C., nella pittura vascolare appaiono figure di sirene probabilmente ispirate ad un essere ibrido venuto da Oriente
E il confronto con l’idea che noi (e i nostri bambini) abbiamo di queste creature è davvero spiazzante! 

Figure mostruose dalla testa femminile e il corpo di uccello, con terribili artigli da rapace, rappresentate  in processioni di mostri e animali (come in questo dinos) e, più tardi, in una scena di evidente ispirazione omerica, visibile su uno stamnos attico: Ulisse è legato all’albero della nave, mentre i compagni  remano ignari e in alto, mostruose sirene incombono come avvoltoi...

Stamnos attico a figure rosse, 480- 470 a.C. - Londra British Museum
Ph.: britishmuseum.org

La scena descritta da Omero avrà fortuna anche più tardi, fino all’età romana imperiale, come in questo mosaico pavimentale da Tunisi. Qui notiamo anche l’evoluzione della figura della Sirena che mostra una più ampia parte femminile, l’intero busto, seminudo o coperto da un drappeggio, da cui spuntano le zampe d’uccello.
Mosaico pavimentale romano, II sec. d.C. - Tunisi, Musée du Bardo
Ph.: wikipedia


Siamo davvero molto lontani dalle sirenette che i nostri bambini conoscono e amano! 
A questo punto, sono sicura che quando sentirai cantare “In fondo al mar…” non penserai più a quelle ingenue e deliziose figurine da cartoon…  

Per saperne di più:
- H. Sichtermann, s.v. Sirene, in Enciclopedia dell’Arte antica (1966) 
- theoi.com

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