mercoledì 12 ottobre 2016

Silenzio! Parla l'Imperatore

Comunicazione per immagini. Visual communication. Propaganda
Al di là delle definizioni, una cosa è certa: i Romani sapevano come rappresentare, manipolare, adattare concetti in immagini per fare ‘comunicazione’. E, per parlare di questo, cosa c’è di più adatto di un’iconografia che rappresenta l’atto comunicativo per eccellenza, il discorso, e per di più sulla moneta, il documento di Stato? 
Ed ecco l’Adlocutio, ovvero l’arringa dell’Imperatore romano alla truppe. 


Caligola, sesterzio, Roma, 37-38 d.C.
Ph. credit: coinarchives.com


Non si tratta certo di quattro chiacchiere in salotto… 
L’immagine ricorda discorsi tenuti in occasioni solenni come l’ascesa al trono, la designazione del successore oppure l’inizio o la conclusione di campagne militari
Ed è rivolta, non a caso, ai soldati. Erano costoro che, in tantissimi momenti della storia di Roma, determinarono la fortuna o la fine dell’uno o dell’altro personaggio imperiale. 
Non c’è da stupirsi, di conseguenza, se l’iconografia dell’Adlocutio conobbe una notevole fortuna attraverso i secoli, dal tempo dei Giulio-Claudii fino al IV sec. d.C., passando per i decenni turbolenti del III secolo.

Ma quali sono gli elementi che consentono di definire la scena come Adlocutio
Nella maggior parte dei casi, per non lasciare dubbi sul significato della scena, l’immagine (tipo) è accompagnata dalla scritta (legenda) ADLOCVTIO AVGVSTI (con varianti). 
Tuttavia, lo schema iconico ha, di per sé, dei particolari iconici connotanti. 
Osserviamo bene. 

Degno di un oratore di tutti i tempi è il gesto della mano destra levata verso l’alto a chiedere attenzione e partecipazione emotiva. L’oratore deve stare in posizione sopraelevata, quindi su un podio più o meno alto (suggestus). 
Accanto all’Imperatore, togato o, più frequentemente, in veste militare, si vedono spesso altre figure: il prefetto del pretorio oppure l’erede designato. 
Gli uditori, i soldati, in numero variabile, portano armi e insegne e, stretti in file serrate, esprimono visivamente la famosa disciplina su cui reggeva la potenza delle armate romane.  

Seguire la lunga storia dell’iconografia dell’Adlocutio attraverso la moneta (ma non solo, come vedremo) significa attraversare alcuni momenti fondamentali della storia e dell’evoluzione ideologica dell’Impero. In questo post il focus sarà posto su pochi snodi temporali, tappe selezionate che ci danno la misura dei mutamenti intercorsi nei secoli. 

Se vi va, allora, seguitemi! 

Tutto inizia da...
L’Adlocutio, come scena vera e propria, appare per la prima volta sui sesterzi di Gaio Cesare, meglio noto come Caligola (37-41 d.C.). 
Caligola, sesterzio, Roma, 37-38 d.C. (R/)
Ph. credit: coinarchives.com
Non sappiamo se l’iconografia fosse derivata da un monumento maggiore o, invece, fosse elaborazione originale dell’arte monetale. Sappiamo che Caligola era un tipo, diciamo così, dal piglio forte e con velleità filo-orientali…
Non stupisce, quindi, che la rappresentazione della scena di Adlocutio lo ritragga come figura che domina dal podio, con la mano destra enfatizzata, e distaccata rispetto al gruppetto dei soldati, passivi interlocutori: sono gli uomini scelti delle coorti pretoriane, menzionate nella legenda ADLOCVT(io) COH(ortium). Ma saranno proprio loro, i soldati della potente guardia imperiale, a pugnalarlo a morte qualche anno dopo!

Discorsi di provincia
Con un balzo di un secolo giungiamo al tempo di Adriano (117-138 d.C.), sagace politico, filosofo e grande viaggiatore. L’Imperatore – adottato, pare, in punto di morte dal suo predecessore, Traiano – aveva capito che, se voleva tenere insieme il vastissimo impero ereditato, doveva muoversi in prima persona. Conosceva, insomma, l’efficacia dell’azione ‘su campo’. E, possiamo aggiungere, la forza della comunicazione per immagini. 
Fu così che fece coniare a Roma numerose monete (aurei, denari, sesterzi) per celebrare e soprattutto far conoscere i tanti viaggi da lui compiuti nelle province, a dimostrazione del suo interesse per tutte le aree del grande impero, anche le più remote. 
Adriano, sesterzio, Roma, 119-138 d.C.
Ph. credit: coinarchives.com
Nel caso del tipo dell’arringa, la legenda menziona gli eserciti provinciali stanziati nelle province visitate (EXERCITVS DACICVS, HISPANICVS, MOESICVS, etc.). 
La scena è dominata dall’imponenza della figura imperiale, ben enfatizzata, nonostante si trovi su un podio molto basso. 
La presenza della legenda EXERCITVS, invece della tradizionale ADLOCVTIO, ci suggerisce un dato ben preciso: la scena era ormai ben riconoscibile dall’utente, al punto da rendere quasi superflua la ‘didascalia’. 
Dai tempi di Caligola erano trascorsi circa cento anni di propaganda ufficiale mediata anche dalle monete che utilizzarono spesso il tipo dell’Adlocutio. Ma c’è di più. 

La dedica, nel 113 d.C., della Colonna Traiana - il grande racconto per immagini delle guerre daciche - aveva segnato una tappa fondamentale nella codificazione del repertorio iconico ufficiale. 
Il fregio spiraliforme documenta la prima riproduzione a noi pervenuta su un monumento dell’iconografia dell’arringa imperiale. Fu derivata da modelli monetali? Difficile dirlo. 
È interessante comunque fare un confronto tra l’immagine monetale e quella del grande rilievo monumentale, un confronto che, per inciso, ci può dire moltissime cose sulle differenze di linguaggio e modalità comunicative… 
Colonna Traiana, Roma, 113 d.C. - scena LIV (Adlocutio)
Ph. credit: Wikimedia Commons

Per restare al nostro case study, notiamo che, mentre la Colonna adotta molteplici soluzioni figurative (in parte del tutto innovative, come nella scena LIV con i soldati che circondano il loro Princeps), le monete adrianee, di poco posteriori, selezionano un unico schema, in cui l’immagine dell’Imperatore appare dominante sui soldati. L’attenzione alla celebrazione degli eserciti, sempre più importanti per la ‘gestione’ delle province e la sicurezza delle zone di confine, si unisce all’esaltazione esplicita del potere imperiale.

L'oratore raddoppia...
Lo scenario politico va mutando con gli Antonini. 
Sulle monete del tempo spesso sono rappresentati i due Augusti sul podio, come oratori. Lo schema riflette la struttura diarchica assunta dal potere in quest’epoca. 
La scena risulta sempre più complessa e affollata di figure, anche attraverso il progressivo aumento del numero dei militari rappresentati. 
Osserviamo la moneta di Commodo (180-192 d.C.). 
Commodo, medaglione bronzeo, Roma, 184-187 d.C.
Ph. credit: coinarchives.com

Per la prima volta, il tipo è associato alla legenda FIDES EXERCIT(us), una scritta che celebra la ‘lealtà’ (vera o auspicata…) delle truppe. 
Anche per quest’epoca abbiamo altri documenti d’eccezione con la scena dell’arringa imperiale, e cioè la Colonna Aureliana e uno dei rilievi antonini dell’Arco costantiniano. 
Pannello antonino (Arco di Costantino, attico, lato sud), Roma, 180-190 d.C.
Ph. credit: romainteractive.com
Su questi fregi marmorei, l’Adlocutio, ormai topic codificato del repertorio ufficiale romano, è caratterizzata dalla figura imperiale che spicca sugli uditori soltanto perché si trova su un podio piuttosto alto. Invece la moneta, ancora una volta, privilegia una raffigurazione che esalta esplicitamente l’augusto oratore. 

Oratori e divinità
Un altro salto temporale… E arriviamo a Marco Claudio Tacito, un Imperatore che regnò appena sette mesi (tra il 275 e il 276 d.C.) in quei travagliati anni della seconda metà del III secolo, in cui gli Augusti passavano dal campo militare al soglio imperiale e, altrettanto rapidamente, all’aldilà… 
La rappresentazione del discorso all’esercito – quest’ultimo vero ago della bilancia per le sorti di Roma - appare sempre più distaccata dal piano ‘reale’. 
Tacito, medaglione bronzeo, zecca imprecisata, 275-276 d.C.
Ph. credit: acsearch.info
La figura imperiale domina la scena dall’alto del podio, con le schiere di soldati che si affollano intorno e lo acclamano. 
Ma osservate bene: sul podio vi è ora la Victoria, riconoscibile dalle ali, che incorona l’Imperatore. 
L’inserimento della figura divina è indicatore della celebrazione di un potere personale sempre più marcato: la stessa Vittoria personificata lo consacra, immagine certamente non nuova per l’arte romana, ma senz’altro inedita per la scena ‘realistica’ dell’Adlocutio
La legenda ADLOCVTIO TACITI AVG (l’arringa di Tacito Augusto) sottolinea l’identità del reggitore delle sorti dell’Impero… giusto per non lasciar dubbi nella confusione di quel tempo tra usurpatori e governanti!

L'arringa del Dominus
Il punto d’arrivo, in senso temporale e ideologico, è rappresentato da lui, Costantino I (306-337 d.C.). 
Costantino, medaglione d’argento, Ticinum, 315 d.C.
Ph. credit: coinarchives.com

L’Imperatore, ormai chiamato Dominus, incoronato da una Victoria, regge un trofeo e appare di prospetto, al vertice di un'ideale piramide rappresentata dalle truppe di cavalleria.
Il distacco dal piano dei comuni mortali sembra ormai compiuto. 
La SALVS REIPVBLICAE, la Salvezza dello Stato, celebrata nella legenda, discende, ça va sans dire, dall’Imperatore ‘salvatore’. Insomma, Costantino si avvicina pericolosamente a quel Dio cristiano da lui riconosciuto ufficialmente (editto del 313 d.C.), pare, per ragioni di Stato, e infine accolto col battesimo, pare, in punto di morte (337 d.C.). 

Attraverso i discorsi alle truppe questi (e tanti altri) Imperatori facevano propaganda. 
L’Adlocutio era, in sostanza, un vero e proprio rito della comunicazione ufficiale che stabiliva il ‘contatto’, anche reale, tra parte imperiale e parte militare. 
E la moneta, uno dei social media del tempo, ‘comunicatrice’ per sua stessa natura, non poteva non accogliere e fissare per sempre i messaggi che Caligola o Adriano intendevano rivolgere o avevano pronunciato realmente a beneficio dei loro uditori. 
La celebrazione della potenza militare romana e quella del personaggio imperiale di turno si incrociavano grazie ad un’abile strategia di visual communication


Per saperne di più...
Grazia Salamone, L'Imperatore e l'esercito. Tipi monetali di età romano-imperiale, Reggio Calabria 2004 (Semata e Signa 2).

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