lunedì 4 luglio 2016

Il volto femminile del potere: la dea di Himera

Qualche giorno fa, in occasione di un bell’evento (uno di quelli che ti fa amare ancora di più il tuo lavoro), abbiamo parlato di donne insieme alla storica dell’arte Valentina Certo. 
Non di donne comuni, ma di dee (e regine) della nostra terra, la Sicilia.
La moneta, il documento di Stato, con le sue immagini ci mostra i tanti volti che la figura femminile assumeva agli occhi dell’autorità emittente. Occhi maschili, ovviamente. E la moneta è prodotto di menti antiche in grado di pianificare una strategia ‘moderna’ di comunicazione, che sa bene utilizzare un potente social medium (passatemi la definizione) qual è la moneta.
Insomma, chi frequenta abitualmente questo spazio sa bene quante storie possiamo leggere tra le ‘righe’ delle immagini monetali!
Proviamo a raccontarne qualcuna, scegliendola tra quelle presentate l’altro pomeriggio.

Tetradrammo d'argento di Himera, 470 a.C. ca.
Ph.credits:  P.R. Franke - M. Hirmer, Die Griechische Münze, München 1964, tav. 21, 67


Spostiamoci ad Himera. Costa tirrenica della Sicilia, area di confine prossima ai centri elimi e punici della parte occidentale dell’isola.
La prima immagine di figura femminile rappresentata per intero sulla moneta in Sicilia la troviamo proprio qui. Stante, con un manto molto ampio e dispiegato sulle braccia, la dea si mostra in atto di svelarsi (anakalypsis in greco). 
Chi è questo personaggio? Si tratta della ‘ninfa’ omonima, Himera, personificazione della Città dalla natura tutta divina. Se confrontiamo questa immagine con altre documentate dalla pittura vascolare o dalla statuaria, rileviamo che lo schema dello ‘svelamento’ è tipico della sposa e soprattutto della dea della seduzione, Afrodite.
Statua dell'Afrodite 'Frejus', copia romana di statua greca, fine V sec. a.C. (Paris, Musée du Louvre)
Ph.credits: theoi.com

Proprio con Afrodite, Himera ha un particolare legame. Infatti, gli archeologi (non tutti, in verità) hanno riconosciuto nel tempio più antico della città imerese (‘Tempio A’, fine del VII sec. a.C.) il culto di un’Afrodite dalla fisionomia particolare. Si tratta cioè di una dea dai tratti tipici delle figure divine del Vicino Oriente (fenicio-cipriota).

Dietro la ninfa Himera, assimilabile alla stessa Afrodite, ritratta con una gestualità rituale e carica di sensualità, si sarebbe così palesata l’immagine di una dea egeo-orientale dalle molteplici funzioni: regina e sposa divina del re, al quale conferisce il potere supremo. 
Da dove nasce questa idea?




Ecco un documento antichissimo: la cosiddetta ‘Stele degli Avvoltoi’ (2450 a.C. circa) proveniente dall’attuale Iraq. 

'Stele degli Avvoltoi' da Girsu (Iraq), 2450 a.C. ca, frammento (Paris, Musée du Louvre)
Ph.credits: it.wikipedia.org
In questa iscrizione, la grande dea mesopotamica Inanna-Ishtar – che molti tratti lasciò in eredità alle dee vicino-orientali e alla greca Afrodite - ‘nomina’ il re e lo chiama ‘caro sposo’. L’allusione è quindi al rito della hierogamia (le sacre nozze) tra la dea e il Leader, rito ben noto agli uomini di potere in molte epoche.
Ma, in definitiva, chi ‘legittima’ la ninfa Himera?
Himera è, verosimilmente, la ‘sposa’ di Ierone, tiranno di Siracusa che, come sappiamo dalle fonti, intorno al 470 a.C., impose, per qualche tempo, il suo controllo sulla città tirrenica.

Anche l’immagine del diritto (lato A) della moneta ci racconta una storia di nozze e regalità. L’eroe alla guida del carro (una quadriga) è Pelope, così identificato dall’iscrizione posta in alto. Pelope è un eroe dorico che, secondo il mito, partecipò, in Grecia, a una dura competizione con il carro per la conquista di Ippodameia, la figlia del re dell’Elide. La conquista della sposa significava, ça va sans dire, la conquista della regalità. E Pelope è una figura eroica non soltanto documentata a livello archeologico ad Himera, ma connessa per varie vie a Siracusa…

Cadute le tirannidi siciliane (466/65 a.C.), la ‘ninfa’ della città di Himera si adatta alle nuove circostanze politiche e… si rifà il look! Da ‘sposa’ del Capo diviene la rappresentante ‘democratica’ della collettività
Tetradrammo d'argento di Himera (R/), 440-425 a.C. ca   Ph.credits: Gemini, LLC, auct. VI, 10-01-10, lot 20. G-S

L’iconografia ora adottata sui tetradrammi della città (fino al 409 a.C., anno della sua distruzione per mano punica) è quella della libagione: Himera, stante accanto ad un altare, con la phiale inclinata, compie il rito per auspicare prosperità e fecondità per la sua città. 
Anche gli altri elementi iconici rappresentati nel campo monetale, il vecchio Sileno che si bagna alla fonte a bocca leonina, la ruota o il chicco (in alto), il pesce in basso, sono allusione al ciclo vitale e al rinnovamento, presupposto di benessere per ogni città.

Immagini ‘parlanti’ ai fruitori del tempo, tracce fossili di una ‘propaganda’ voluta dall’autorità emittente… 
Quel ‘potere delle immagini’, sapientemente utilizzato da Augusto e, in genere, dalla cultura figurativa romana, non era certo sconosciuto, in altro contesto, alle poleis greche e ai loro leader. 
D'altra parte, chi avrebbe sottovalutato le potenzialità comunicative di un medium ben diffuso, a vari livelli, nella società del tempo?


#CoinAsTweet!  

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