1. Atene, tetradrammo d'argento, 440 a.C. ca Ph.credit: acsearch.info |
E il suo animale-simbolo per eccellenza, era lei, la civetta.
L’associazione del rapace alla dea era talmente radicato nell’immaginario locale da essere ripresa costantemente sul documento ufficiale, la moneta. Dalla fine del VI sec. a.C. e nei secoli seguenti, Athena (con elmo attico) e la sua civetta (con ramoscello d'ulivo) dominano incontrasti sulla monetazione ateniese (1), al punto che il termine greco glaux, ‘civetta’, fu utilizzato per indicare lo stesso tetradrammo ateniese.
E una modernissima glaux potrebbe essere definita l’attuale moneta della Grecia (2), l’euro con l’immagine della civetta. Ancora lei.
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3. Atene, didrammo d'argento, 525 a.C. ca |
Su queste più antiche monete, chiamate Wappenmünzen, ‘monete araldiche’ (in quanto coniate sotto il controllo delle famiglie eminenti della città, ma a tale proposito vi sono varie interpretazioni), compaiono anche altri soggetti animali (cavallo, toro) e oggetti (come l’anfora).
È certo quindi che il tipo della civetta apparteneva all’immaginario più antico della città.
Ma il nostro rapace non è un’esclusiva della potente dea.
Infatti, in epoca greca, lo ritroviamo diffuso tra Oriente e Occidente in abbinamento con vari soggetti, soprattutto femminili.
4. Hyele/Velia (Lucania), dracma d'argento, 440-400 a.C. Ph.credit: coinarchives.com |
Spostiamoci in Magna Grecia, dove la civetta appare sulle monete di Hyele/Velia (Lucania) sia come tipo principale (4) che come simbolo insieme al leone (5). In entrambi i casi, sull’altro lato della moneta, è presente la testa della ninfa cittadina.
5. Hyele/Velia (Lucania), didrammo d'argento, 400-365 a.C. Ph.credit: acsearch.info |
Questo soggetto femminile rientra nella categoria delle cosiddette ‘ninfe eponime’ di città, di cui abbiamo più volte parlato. Una dea dalla natura complessa e dalle molteplici funzioni, legata – come mostrano queste iconografie - anche alla sapienza (il simbolo della civetta) e alla regalità (il leone).
E ancora, attraversando tutto il Mediterraneo, ritroviamo la civetta in associazione con la dea Hera sulle dracme di Amisos (Mar Nero) (6): è ad ali aperte, come a dispiegare la sua ‘potenza’, o meglio quella della dea che qui rappresenta.
6. Amisos (Ponto), dracma d'argento, 400-350 a.C. Ph.credit: wildwinds.com |
Oppure, con le ali chiuse, è presente a Pydna (Macedonia), insieme con una testa femminile identificata con Artemide (7).
7. Pydna (Macedonia), bronzo, 364-358 a.C. Ph.credit: acsearch.info |
Questi sono soltanto alcuni esempi di abbinamento ‘dea-civetta’, comunque sufficienti a farci comprendere come ruoli e valori semantici assunti dalle divinità greche fossero spesso sfumati e interscambiabili.
Per questo gli elementi iconografici secondari (attributi e simboli) possono essere considerati come ‘parole’ che compongono le diverse ‘frasi’, cioè il tipo (immagine singola o scena). Accostati ai vari soggetti specificano un aspetto o un altro della figura principale, a seconda di quello che s’intende comunicare in quel determinato contesto.
Insomma, un codice (o linguaggio) per immagini che non manca mai di sorprenderci.
E a questo proposito vi dico soltanto che, nel Mediterraneo orientale, la civetta è abbinata non soltanto alle figure femminili, ma anche ad altri animali, come la capra a Mytilene (Lesbo), oppure ad oggetti quali il tridente a Priene.
Il loro significato?
Eh, ce n’è da indagare…
Stay tuned!
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