Qualche giorno fa, in occasione di un bell’evento
(uno di quelli che ti fa amare ancora di più il tuo lavoro), abbiamo parlato di
donne insieme alla storica dell’arte Valentina Certo.
Non di donne comuni, ma
di dee (e regine) della nostra terra, la Sicilia.
La moneta, il documento di Stato, con le sue
immagini ci mostra i tanti volti che la figura femminile assumeva agli occhi
dell’autorità emittente. Occhi maschili, ovviamente. E la moneta è prodotto di menti
antiche in grado di pianificare una strategia ‘moderna’ di comunicazione, che
sa bene utilizzare un potente social
medium (passatemi la definizione) qual è la moneta.
Insomma, chi frequenta abitualmente questo spazio
sa bene quante storie possiamo leggere tra le ‘righe’ delle immagini monetali!
Proviamo a raccontarne qualcuna, scegliendola tra
quelle presentate l’altro pomeriggio.
Tetradrammo d'argento di Himera, 470 a.C. ca. Ph.credits: P.R. Franke - M. Hirmer, Die Griechische Münze, München 1964, tav. 21, 67 |
Spostiamoci ad Himera. Costa tirrenica della Sicilia, area di confine prossima ai centri elimi e punici della parte occidentale dell’isola.
La prima immagine di figura femminile rappresentata
per intero sulla moneta in Sicilia la troviamo proprio qui. Stante, con un
manto molto ampio e dispiegato sulle braccia, la dea si mostra in atto di
svelarsi (anakalypsis in greco).
Chi
è questo personaggio? Si tratta della ‘ninfa’ omonima, Himera, personificazione della Città dalla natura tutta divina. Se confrontiamo questa immagine con
altre documentate dalla pittura vascolare o dalla statuaria, rileviamo che lo
schema dello ‘svelamento’ è tipico della sposa e soprattutto della dea della
seduzione, Afrodite.
Statua dell'Afrodite 'Frejus', copia romana di statua greca, fine V sec. a.C. (Paris, Musée du Louvre) Ph.credits: theoi.com |
Proprio con Afrodite, Himera ha un particolare
legame. Infatti, gli archeologi (non tutti, in verità) hanno riconosciuto nel
tempio più antico della città imerese (‘Tempio A’, fine del VII sec. a.C.) il
culto di un’Afrodite dalla fisionomia particolare. Si tratta cioè di una dea dai
tratti tipici delle figure divine del Vicino Oriente (fenicio-cipriota).
Dietro la ninfa Himera, assimilabile alla stessa
Afrodite, ritratta con una gestualità rituale e carica di sensualità, si sarebbe così palesata l’immagine di una dea egeo-orientale dalle
molteplici funzioni: regina e sposa divina del re, al quale conferisce il
potere supremo.
Da dove nasce questa idea?
Ecco un documento antichissimo: la cosiddetta ‘Stele degli Avvoltoi’ (2450 a.C. circa) proveniente dall’attuale Iraq.
'Stele degli Avvoltoi' da Girsu (Iraq), 2450 a.C. ca, frammento (Paris, Musée du Louvre) Ph.credits: it.wikipedia.org |
In
questa iscrizione, la grande dea mesopotamica Inanna-Ishtar – che molti tratti
lasciò in eredità alle dee vicino-orientali e alla greca Afrodite - ‘nomina’ il
re e lo chiama ‘caro sposo’. L’allusione è quindi al rito della hierogamia (le sacre nozze) tra la dea e
il Leader, rito ben noto agli uomini di potere in molte
epoche.
Ma, in definitiva, chi ‘legittima’ la ninfa
Himera?
Himera è, verosimilmente, la ‘sposa’ di Ierone,
tiranno di Siracusa che, come sappiamo dalle fonti, intorno al 470 a.C., impose,
per qualche tempo, il suo controllo sulla città tirrenica.
Anche l’immagine del diritto (lato A) della moneta
ci racconta una storia di nozze e regalità. L’eroe alla guida del carro (una
quadriga) è Pelope, così identificato dall’iscrizione posta in alto. Pelope è
un eroe dorico che, secondo il mito, partecipò, in Grecia, a una dura
competizione con il carro per la conquista di Ippodameia, la figlia del re dell’Elide.
La conquista della sposa significava, ça
va sans dire, la conquista della regalità. E Pelope è una figura eroica non
soltanto documentata a livello archeologico ad Himera, ma connessa per varie
vie a Siracusa…
Cadute le tirannidi siciliane (466/65 a.C.), la ‘ninfa’
della città di Himera si adatta alle nuove circostanze politiche e… si rifà il
look! Da ‘sposa’ del Capo diviene la rappresentante ‘democratica’ della
collettività.
Tetradrammo d'argento di Himera (R/), 440-425 a.C. ca Ph.credits: Gemini, LLC, auct. VI, 10-01-10, lot 20. G-S |
L’iconografia ora adottata sui tetradrammi della città (fino al
409 a.C., anno della sua distruzione per mano punica) è quella della
libagione: Himera, stante accanto ad un altare, con la phiale inclinata, compie il rito per auspicare prosperità e fecondità per la sua città.
Anche gli altri
elementi iconici rappresentati nel campo monetale, il vecchio Sileno che si
bagna alla fonte a bocca leonina, la ruota o il chicco (in alto), il pesce in basso, sono
allusione al ciclo vitale e al rinnovamento, presupposto di benessere per ogni
città.
Immagini ‘parlanti’ ai fruitori del tempo, tracce
fossili di una ‘propaganda’ voluta dall’autorità emittente…
Quel ‘potere delle
immagini’, sapientemente utilizzato da Augusto e, in genere, dalla cultura
figurativa romana, non era certo sconosciuto, in altro contesto, alle poleis
greche e ai loro leader.
D'altra parte, chi avrebbe sottovalutato le potenzialità
comunicative di un medium ben diffuso, a vari livelli, nella società del tempo?
#CoinAsTweet!
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